Der Baader Meinhof Komplex

Der Baader Meinhof Komplex,3° Festival Film di Roma

Questo lavoro di Edel propone in maniera assai documentata e ritmo serrato le intense e drammatiche vite di alcuni esponenti della RAF: Andrea Baader, Gudrun Ensslin, Jean-Carl Raspe, Irmgard Möller, tutti detenuti nel carcere di Stammheim. sulla loro morte, il regista lascia aperte entrambe le possibilità: il suicidio della sconfitta o l’omicidio di Stato
Regia: Uli Edel
Soggetto e sceneggiatura: Bernd Eichinger
Montaggio: Alexander Berner
Interpreti principali: Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz, Jan Josef Liefers, Alexandra Maria Lara, Heino Ferch, Nadja Uhl, Hannah Herzsprung, Niels Bruno Schmidt, Stipe Erceg, Daniel Lommatzsch, Vinzenz Kiefer, Volker Bruch, Bernd Stegemann
Musica originale: Peter Hinderthür, Florian Tessloff
Produzione: Constantin Film Produktion
Origine: Ger, 2007
Durata: 149′

Cosa accadde la notte fra il 17 e 18 ottobre 1977 nel carcere di Stammheim ai detenuti della Rote Armee Faktion rimarrà probabilmente un mistero e questo lavoro di Edel che propone in maniera assai documentata e ritmo serrato le intense e drammatiche vite di Andrea Baader, Gudrun Ensslin, Jean-Carl Raspe, Irmgard Möller lascia aperte entrambe le possibilità: il suicidio della sconfitta o l’omicidio di Stato. Del resto su quest’ultima ipotesi s’erano aperti ampi sospetti quando un anno e mezzo prima l’altra figura di spicco del gruppo, Ulriche Meinhof, era stata trovata morta nella cella della stessa prigione di massima sicurezza. Si parlò di suicidio ma i suoi compagni rigetteranno la tesi accusando la polizia di assassinio. Tutti stavano protestando, alcuni con la forma estrema dello sciopero della fame, per le condizioni detentive mirate alla disarticolazione della personalità. La Meinhof rimase inizialmente scioccata da quell’essere sepolta viva, la narrazione cinematografica paventa anche dissidi sopraggiunti durante la reclusione con la Ensslin e Baader.
Una ricostruzione valida per l’efficace uso della macchina a mano e d’una pellicola che esalta la luce naturale, meticolosamente legata alla cronaca seguendo vie diverse dall’opera introspettiva ed esistenziale della Von Trotta col suo "Die bleierne zeit" (Leone d’oro a Venezia nel 1981). Ricostruzione anche difficile quando s’inoltra nell’incerto come i rapporti politici e umani fra le due menti del gruppo – Meinhof e Ensslin – mentre Baader, spavaldo uomo d’azione, viene mostrato in atteggiamenti guasconi impropri per un combattente clandestino. Ma loro e i compagni erano ragazzi dell’era della contestazione, dell’antimperialismo che s’accompagnava all’antiautoritarismo familiare, alla rottura col passato, contro l’ipocrisia della società borghese che gl’indicava solo la via consumistica. Erano figli della liberazione sessuale che non disdegnava un joint e il sound arrabbiato della Joplin. Non erano certamente figli dei fiori, pragmatici individuavano nella lotta sociale lo scopo della vita presente, solo che questa assunse toni sempre più violenti, d’una violenza d’avanguardia.
Ensslin e Baader nascevano militanti antimperialisti, coinvolti a Berlino nelle contestazioni alle visite dello scià e ai presidi americani della città ancora pesantemente militarizzata, mentre le bombe dei B52 seminavano morte sulla popolazione vietnamita. Nel 1967 Meinhof era invece un’impegnata giornalista di sinistra che per lavoro frequentava gli ambienti giovanili. Dopo il grave ferimento del leader del movimento Rudi Dutschke a opera d’un anticomunista e l’uccisione dello studente Ohnesorg da parte della polizia Ulriche, sebbene madre, aumentò la presenza in quel mondo fino a entrare in sintonia politica con la Ensslin. Baader a seguito di quegli episodi dava un’accelerazione in senso militare alla protesta, con la fidanzata Gudrun e altri iniziò a compiere attentati dimostrativi per i quali venne arrestato e processato. La Meinhof, ancora ufficialmente giornalista, contribuì alla sua evasione scegliendo essa stessa la clandestinità.
L’escalation fu rapidissima: rapine per autofinanziarsi e azioni lampo alla maniera dei Tupamaros fino a giungere ai primi omicidi delle forze dell’ordine colte assolutamente impreparate. Ne seguiva un enorme smacco politico per il governo socialdemocratico di Brandt che investì il capo della polizia Horst Herold del delicato e complesso compito di trovare soluzioni.
Quest’ultimo faceva notare ai sostenitori dei soli metodi draconiani di quanta simpatia godessero simili azioni non solo fra i giovani. C’era una parte della popolazione scontenta che s’immedesimava offrendo alla fraktion una solidarietà generalizzata. Quando tutti capi storici del gruppo nel 1972 vennero arrestati con efficaci azioni repressive, una nuova generazione di guerriglieri urbani prese ancora in mano le armi. Percorrevano una via votata alla sola tattica del colpire e fuggire, reiterando l’angoscia della clandestinità, il timore d’essere catturati o uccisi. Una spirale asfissiante. Eppure lo fecero in tanti perché come alla Meinhof qualsiasi altro percorso sembrava inutile. Brigitte Mohnhaupt, leader della seconda leva Raf, non aveva partecipato ai primi addestramenti militari nei campi fedayn in Giordania – coi paradossali risvolti presentati nella pellicola se non veri comunque plausibili – ma prese in mano le redini dei nuovi nuclei organizzando, nel settembre 1977, il sequestro del presidente degli industriali tedeschi e membro della Cdu, Martin Schleyer.
Intanto nella collaborazione tattica con componenti dell’Olp venne concordato il dirottamento d’un aereo della Lufthansa compiuto da un commando palestinese del Fplp che, di scalo in scalo, arrivò a Mogadiscio. Il governo tedesco non accettò la proposta di scambiare i capi della Raf incarcerati con Schleyer e i passeggeri dell’aereo e fece intervenire in Somalia un reparto di "teste di cuoio" che liberò gli ostaggi. Quella stessa notte i detenuti di Stammheim morirono. Come non s’è mai saputo. Il giorno seguente il corpo di Schleyer fu trovato in una boscaglia. Edel nella pellicola fa dire alla Mohnhaupt davanti a un affranto gruppo di fuoco che mitizza i compagni "erano persone che volevano scegliere il proprio destino e lo hanno fatto fino alle estreme conseguenze".
Per la cronaca, azioni firmate Raf proseguirono, pur diradandosi, fino al 1993. Nel 1998, con una lettera gli epigoni annunciarono che quell’esperienza si era conclusa.

Enrico Campofreda, 27 ottobre 2008, 11:10(tratto da http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=9596)

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NON SOLO LADRI, MA ANCHE CONTRO LE PERSONE DISABILI

I criteri della Cai per la riassunzione del personale? Selettive: fuori i disabili!

Le dichiarazioni dei rappresentanti della CAI sui criteri che verranno applicati per la scelta dei 12500 dipendenti da assumere nella nuova compagnia, al netto delle 10.000 espulsioni già dichiarate. No a lavoratori invalidi, genitori con figli invalidi a carico e lavoratori con familiari invalidi a carico. La denuncia della Cub trasporti
aereo in volo
ROMA – "Incredibili e sconcertanti sono state le dichiarazioni dei rappresentanti della CAI sui criteri che verranno applicati per la scelta dei 12500 dipendenti da assumere nella nuova compagnia": la denuncia proviene dal sindacato di base Cub Trasporti, all’indomani della riunione del 22 ottobre, in cui sono state esplicitate alle organizzazioni sindacali le modalità e i criteri con cui saranno selezionati e riassunti i dipendenti del Gruppo Alitalia e Airone al netto delle espulsioni già dichiarate.
Questa la proposta nel dettaglio: il personale sarà scelto con criteri di assoluta discrezionalità gestionale. Non saranno riassunti i part time, non saranno riassunti genitori affidatari unici di minori, non saranno riassunti lavoratori invalidi in possesso dei requisiti di legge 104, non saranno riassunti genitori con figli invalidi a carico (legge 104), non saranno riassunti lavoratori con familiari invalidi a carico (legge 104), saranno valutate discrezionalmente le percentuali di assenze per malattia dell’ultimo triennio e sarà valutata l’anzianità aziendale
"E’ davvero difficile commentare questa incredibile proposta della Cai, che stravolge e straccia ogni tutela legale e normativa esistente in materia – commenta il sindacato in una nota – Gravissimo attacco contro invalidi, portatori di handicap, genitori monoaffidatari di minori, genitori con minori con handicap, part time per necessità, personale con ridotte capacità lavorative (anche a causa di infortuni sul lavoro). . sindacato in una nota – eria.rti, all’La Cub Trasporti ribadisce che nessuna discrezionalità gestionale dovrà essere attuata da CAI nella selezione del personale, che dovrà essere tutto riassunto rispettando anzianità, carichi familiari, invalidità, legge 104, ridotte capacità lavorative".

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In the Seventh World Roma Congress, Mr. Stanislaw Stankivicz from Poland was again voted for a leader position in the IRU

The election of the International Romani Union president and the agenda of the board was discussed during the Seventh Romani Congress held this year in Croatia.
Almost 300 delegates from 28 different countries participated to the meeting.
The VII World Congress was held from 23rd.-25th. October 2008 in the Croatian capital Zagreb.

After a 4 years presidency of the IRU runned by Mr. Stanislaw Stankevic, 28 delegates from the whole world expressed their electoral preference and Mr. Stanislaw Stankevic, who reached the majority, got reconfirmed for a new mandate as leader of the International Roma Union.
With the Roma hymn ”Dzelem Dzelem” performed by Ms.Esma Redzepova, who participated in the Congress together with several other eminent world Romani leaders, the VII Romani Congress was officially opened.

The agenda of the Congress included not only the election of the new president but also the presentation of the latest reports of the IRU cabinet.
Also Ms Jadranka Kosor, Member of the Croatian Government and head of the monitoring team for the implementation of the Roma National program “Roma Decade in Croatia” joined the event as guest.
The organization of the Congress lasted over three months and the hardest work was done by Roma intellectuals Mr Kasum Cana and his brother Velia.
There was disagreement on the previous work of the representatived of the previous IRU cabinet and some of the speakers didn’t show any efficency. Mr. Stankevic during the discussion with a gesture negated to other 20 speakers the possibility to reply excluding them from the discussion.

He did not fully respect the Congress agenda. This reflected on the position of the moderator Mr. Zoran Dimov who was also general secretary of the IRU. “I am ashamed to report what have done with my position in the IRU, and you can see it from this paper, it is empty like my 4 years work in the IRU. This was not my decision but it was decided by other members of the cabinet. I am sorry, that there was not any progress but we have to bring young persons who will lead the IRU”
“I know that in our work it is always mentioned ‘Romanipe’ and we have to respect that because we are Roma; at the same time we disagree and agree, and this is normal. To reach our goal, that it is a lobby in the highest world institutions, we have to respect the ‘Romanipe’ and the ‘Democracy’”.

“I welcome the criticism but we must bare in mind that we have to progress our work, and for this we didn’t have any foundation like you already heard from out treasurer Mr. Novica Mitic. This means that we will have to find foundation and to reach bigger success” replied Mr. Stankevic.
Between 28 delegates who will be part of the IRU cabinet from the year 2008 until year 2012, for the first time, the deputy from new Kosovo Republic professor Mr Kujtim Paqaku is officially participating.
The first Romani Congress was held in London in 1971 and during that Congress many important decisions were adopted.
Nexhip Menekshe

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DO YOU REMEMBER GENOVA 2001?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno (…) ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita’, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta’ (…) dopo di che, forti del consenso popolare (…) le forze dell’ordine non dovrebbero avere pieta’ e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
(Francesco Cossiga)

 

Di seguito l’intervista completa pubblicata su Nazione – Carlino – Giorno del 23 Ottobre 2008
di Andrea Cangini
Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
"Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiche’ l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole nonseguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia".
Quali fatti dovrebbero seguire?
"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno".
Ossia?
"In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perche’ pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…".
Gli universitari, invece?
"Lasciarli fare.Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita’, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città".
Dopo di che?
"Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra’ sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri".
Nel senso che…
"Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pieta’ e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano".
Anche i docenti?
"Soprattutto i docenti".
Presidente, il suo e’ un paradosso, no?
Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si’. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!".
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere?
"In Italia torna il fascismo", direbbero. "Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio".
Quale incendio?
"Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornera’ a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle universita’. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale".
E’ dunque possibile che la storia si ripeta? "Non e’ possibile, e’ probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perche’ il fuoco non fu spento per tempo".
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti. "Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama…".
Non andra’ in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…
"Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente".

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Berlusconi (Silvio) smentisce Berlusconi (Silvio)

La farsa continua. Come nelle migliori tradizioni il nostro Capo Comico prima dice una cosa, e poi smentisce, sostenendo la tesi (per altro assai ardita) che è la Stampa ad essere disconnessa dalla realtà, e non lui.

In realtà dietro a quello che potrebbe apparire come un comportamento da pazzi dissennati, si nasconde una strategia molto precisa, che è quella di fare prima i roboanti annunci, poi vedere l’effetto che fanno, in particolar modo sull’opinione pubblica, e poi decidere se smentire o meno.

Per questo è importantissimo ricominciare a farsi vedere e sentire, perché la lotta, la protesta e il conflitto sono strumenti molto più forti di qualunque opposizione parlamentare, rispetto ad un governo fascista che è più preoccupato degli effetti sull’opinione pubblica che non della portata dei provvedimenti.

Al lavoro e alla lotta!

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Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma la vuole violare in sostanza.

Stralci del discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III
Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN),
Roma 11 febbraio 1950

"Facciamo l’ipotesi, così
astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante,
il quale formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma la vuole
violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare
l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza
parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi
delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere
imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre,
perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue
un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a
trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia
che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le
scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito…"

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LEYLA ZANA

LEYLA ZANA

EX DEPUTATA CURDA, PREMIO SACHAROV DA PARTE DEL PARLAMENTO EUROPEO
PER IL SUO IMPEGNO PER LA PACE, HA SCONTATO 10 ANNI DI CARCERE PER
AVER GIURATO FEDELTA’ ALLO STATO TURCO NELLA SUA LINGUA MADRE IL
KURDO, SARA’A MILANO

MARTEDI 28 OTTOBRE ALLE 18,30 PER UN INCONTRO PUBBLICO

Provincia di Milano Sala del Consiglio Via Vivaio 1

Questo incontro ci darà la possibilità di conoscere più da vicino la
cultura, la condizione, la lotta di un popolo relegato alla categoria
di minoranza ma che solo in Turchia conta 20 milioni di persone che
ancora oggi non possono parlare la loro lingua. Ci permetterà di
conoscere Leyla Zana, una donna minuta dal sorriso dolcissimo che
quando parla la passione detta parole ferme, mai insulti, ma la
spietata analisi della realtà e perché questa donna fa così paura
all’establishment turco.
—– —-

Siete preoccupati per il futuro del pianeta e per il presente di noi tutti?

Non riuscite più a sopportare il populismo autoritario di Berlusconi?

Vi fa schifo il neofascismo fantasioso-revisionista di Alemanno e di La Russa?

Soffrite, senza stupore, per l’ombra della graziosa opposizione Veltroniana?

Tremate per la sinistra che non c’è e temete per come sarà quella che
ci sarà, se ci sarà?

Insomma, manca qualcosa di rosso nelle vostre giornate?

Punto Rosso ha trovato per voi un’agenda 2009 tutta rossa: rossa nel colore,
rossa nel nome e, poiché finanzia l’associazione, rossa anche e
contemporaneamente negli
affetti e negli effetti.

Potrete averla ai primi di novembre a soli 11 euro.

Compratela, sosterrete Punto Rosso, avrete la certezza di qualcosa di
rosso che vi
accompagni tutti i giorni del prossimo anno.

Punto Rosso ha pensato a voi.
Pensate a Punto Rosso.

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Associazione Culturale Punto Rosso pr@puntorosso.it
Via Guglielmo Pepe 14 (angolo Via Carmagnola – MM2 Garibaldi)
20159 Milano – Italia
tel. e fax +39-02-874324 e 875045
www.puntorosso.it

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REGIME LEGGERO

Mi pare che stiamo su una brutta china. Il capo del governo fa delle dichiarazioni che lo fanno apparire come un piccolo dittatore. Il governo di cui è capo lavora quotidianamente per restringere gli spazi dell’agire democratico. I ministri presentano e lavorano a provvedimenti para-fascisti, che servono non solo a riscrivere le regole, ma a ridisegnare la società.

La riforma della scuola ne è l’esempio più eclatante: la riduzione del numero degli insegnanti, il ritorno al maestro unico, l’aumento del numero degli alunni per classe, sono tutti tasselli che servono a far si che della famiglia se ne deve tornare a occupare la Donna-Angelo-Del-Focolare, tanto cara alla destra di questo paese. Paese che è oramai dipinto come razzista e retrogrado e, anche se non lo è (a parer mio) rischia di diventarlo.

Bisogna darsi dunque una mossa. Ricominciare a discutere. Riappropriandosi e difendendo i nostri spazi di democrazia, combattendo contro le riforme di questo schifo di governo e contribuendo alla ricostruzione di una sinistra in questo paese che negli ultimi anni se ne è andata a catafascio.

Al lavoro e alla lotta!

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Il regime contro la Scuola e l’Università

Prima le bugie, ora la repressione: opporsi al regime

Il Presidente del Consiglio ha annunciato oggi che darà disposizioni per fare cessare con l’intervento delle forze dell’ordine la protesta del mondo della scuola e dell’Università.
Prima la Gelmini e Berlusconi, con l’ausilio di alcuni "autorevoli" editorialisti della stampa " indipendente" hanno tentato di isolare le proteste del mondo della scuola e fare passare per riforma la devastante politica dei tagli e delle privatizzazioni dell’Università e della scuola.
Ora, a fronte di una mobilitazione crescente e dello sciopero del 30 ottobre, minacciano addirittura l’intervento della polizia e misure repressive.
E’ la regola del regime alla quale tutte le forze e le istituzioni democratiche devono rispondere, sostenendo con forza e coerenza la legittima protesta del mondo della scuola.
E’ auspicabile pertanto che le istituzioni democratiche assumano una chiara posizione a sostegno della lotta per una scuola pubblica più efficiente e più democratica e che tutte le organizzazioni democratiche, a cominciare dai giuristi democratici, si mettano a disposizione del movimento della scuola per tutte le opportune iniziative.
Il Comitato per la Scuola della Repubblica è disponibile a dare il proprio contributo e propone sin da ora la costituzione di un comitato di supporto al movimento della scuola, formato da tutte le organizzazioni democratiche.

Il Comitato di Firenze
per la Scuola della Repubblica

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“LA MOBILITAZIONE DELL’UNIVERSITA’ NON E’ UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO!”

IL RETTORE DELL’ATENEO AQUILANO SULLE PAROLE DI BERLUSCONI  

"LA MOBILITAZIONE DELL’UNIVERSITA’ NON E’ UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO!"

"Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio lasciano esterrefatti. Che non si voglia comprendere il significato di una protesta che interessa trasversalmente tutte le componenti accademiche, dagli studenti al personale docente, puo’ rientrare nelle logiche del gioco democratico e delle opzioni politiche. Ma e’ davvero incomprensibile, e per certi versi irresponsabile, volere trasformare una civilissima e legittima mobilitazione di tutta l’Università italiana in un problema di ordine pubblico".
Il rettore dell’Università dell’Aquila prof. Ferdinando di Orio interviene in merito alla dichiarazione del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi, che ha prospettato la possibilita’ di un ricorso alle forze dell’ordine per impedire l’occupazione di scuole e università.
"Non solo e’ sconcertante – continua il rettore Ferdinando di Orio – ma e’
davvero pericoloso drammatizzare il livello dello scontro che, come tutti rettori e tutti coloro che hanno a cuore l’Università pubblica ripetono ormai da anni, vuole sostanzialmente portare al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica la drammatica situazione in cui versa l’Universita’.
Una situazione che i recenti provvedimenti governativi rischiano di compromettere definitivamente".
"Cio’ che trovo, inoltre, inaccettabile e’ voler forzatamente accreditare l’immagine di un’Università spaccata al suo interno, nella quale una piccola frangia di estremisti impedisce agli "studenti modello" di poter frequentare le lezioni. Così non e’, perche’ la stragrande maggioranza degli studenti vuole soltanto una Universita’ migliore e, soprattutto, vorrebbe essere ascoltata dai suoi naturali interlocutori politici e governativi".
"Stia tranquillo il Presidente del Consiglio – conclude il rettore Ferdinando di Orio – perché i rettori delle Università italiane, nell’esercizio della loro autonomia istituzionale, sapranno vigilare e non permetteranno che la legittima protesta determini discriminazioni nei confronti di alcuno".

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