“Omaggio alla Catalogna” e revisionismi vari

(tratto dal blog http://riccardoluccio.wordpress.com)

 

Finisco di leggere (per la prima volta, e un po’ me ne vergogno) questo straordinario documento autobiografico (più réportage e saggio che romanzo, come viene frettolosamente classificato) di George Orwell, sulla sua partecipazione alla guerra civile spagnola, e alcune cose mi rimangono impresse e difficilmente lasceranno la mia mente. Tra queste, il concetto di poliziotto come “nemico naturale” del proletario. O la serrata critica da sinistra dei comunisti spagnoli, visti come alleati della borghesia, attenti alla difesa delle libertà borghesi contro le libertà sostanziali di classe, nemici reali di chi vuole instaurare un processo rivoluzionario.

Sono critiche che solo in parte condivido – ma ammetto che la mia visione della guerra di Spagna è tutta calata sul Comandante Carlos, Vittorio Vidali, ed è certo che è più ideologica ed emotiva che fondata su un’analisi storica approfondita. Quel che però colpisce è la rilettura di Orwell che oggi ci viene riproposta, come se la sua critica ai comunisti fosse la critica di un liberale, una sorta di Piero Ostellino, però intelligente. Niente di più falso, ovviamente, ma la lettura di Orwell (e non dei suoi recensori contemporanei) dovrebbe anche aiutarci a capire il vero senso di 1984 o di Animal farm.

Non è casuale che nel proporci questa rilettura vi siano degli specialisti di un’altra operazione di revisionismo, quella condotta su Renzo De Felice qualche anno fa, che ha imposto con una martellante campagna di stampa una vulgata che ci ha obbligato a vedere lo storico rivalutatore del fascismo come un povero martire totalmente emarginato dai malvagi comunisti egemoni. Quanto vero! De Felice fu costretto a insegnare in oscure università periferiche (da Salerno a “La Sapienza” di Roma), pubblicò con gran stento presso minuscoli editori di provincia (Einaudi, il Mulino, Laterza… ), ma le lobbies dei distributori e dei librai boicottarono le distribuzioni dei suoi saggi, sostanzialmente introvabili. Chi è mai riuscito a leggere, per esempio, la Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo? E per colmo di perfidia, l’editore Einaudi dopo averne fatto poche decine di ristampe non te lo ripubblica in edizione economica, in modo che si perda per le esigue dimensioni tra gli altri libri? E comunque l’ostracismo di cui fu vittima gli consentì di mettere in cattedra un numero ridicolmente esiguo di allievi, poche decine… Peraltro va ammesso che se pur molte sue tesi sono state discutibili, era certamente infinitamente migliore dei suoi rivalutatori.

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