È deceduto a Formia Vittorio Foa. Aveva 98 anni. Partigiano, sindacalista e personaggio della sinistra italiana calcò il "secolo breve" da protagonista. Visse l’esperienza del carcere fascista, ma anche l’Assemblea costituente, poi il Partito Socialista e il Psiup, il Pdup e Dp, la vicinanza indipendente al Pci, senza essere mai stato comunista
C’è stato il rigurgito antifascista e antitotalitario, il carcere duro sotto i colpi del Tribunale speciale mussoliniano, poi la stagione della Resistenza con la partecipazione diretta alla lotta di Liberazione, fino allo sbocco nell’Assemblea costituente e la visione, da una posizione privilegiata di protagonista, dell’alba di una prima democrazia. Poi, il partito socialista e il sindacato, vissuto dal di dentro, dal cuore pulsante della classe operaia: la rappresentanza delle tute blu. E una lunga compromissione, profonda e nel senso nobile del termine, con la vita della sinistra in tutte le sue forme più articolate e frammentate, i suoi tentativi di rispondere al Novecento convulso: dal Sessantotto, agli anni di piombo, fino al crollo del Muro e dell’illusione di vedere realizzato l’ "antico sogno". Una partecipazione che si articola in esperienze diverse: Psiup, Pdup, Democrazia proletaria, la vicinanza indipendente al Pci e la conclusione con le ceneri di quella storia, il Pds. A coronare il tutto, già ricco di per sé, la passione per lo studio degli eventi, la scrittura, il giornalismo. Mai vissuti però come impegni puramente intellettuali, vezzo elitario di chi ha studiato con neutralità, scelta di chiudersi nella torre d’avorio che dall’alto guarda il reale: ma al contrario, impegni militanti, in pieno rispetto dell’insegnamento gramsciano dell’ uomo di mente che resta ancorato alla sua missione politica, alla sua classe.
Dunque scrivere e studiare ma sempre con un occhio attento al presente storico e sotto la guida di un progetto squisitamente politico. Vittorio Foa è stato tutto questo, forse molto altro ancora. Oggi che si è spento all’età di 98 anni, sazio della vita probabilmente, non stupisce che la classe dirigente lo ricordi come un padre della patria. E che lo faccia la sinistra in particolare, perché proprio quest’ultima gli deve molto. Da Veltroni a Bertinotti, da Napolitano allo stesso Fini, passando per Cicchitto e Alemanno, il coro di apprezzamento è unanime.%
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